I rischi organizzativi legati alla provenienza da altri paesi

Apr 22, 2025 | Approfondimento

fonte articolo: www.zhrexpert.it

“Volevamo braccia sono arrivati uomini”, con questa frase Max Frisch, a metà anni Settanta, commentava l’ondata migratoria di lavoratori italiani in Svizzera.

Il concetto è attualizzabile anche ai giorni nostri e da sempre, fin dall’antichità sono esistiti i flussi migratori per cercare un’occupazione, spesso da una parte all’altra del mondo, andando incontro a lingue e culture diverse.

Dall’analisi dei flussi migratori e del livello di integrazione dei migranti nel mercato del lavoro dei paesi OCSE è emerso che i migranti, compresi i giovani e le donne, rappresentano una quota significativa della forza lavoro e che, nonostante le tendenze per lo più positive degli ultimi anni, rimangono disparità con i nativi.

Oggi sono quasi 2,4 milioni gli occupati stranieri in Italia, oltre il 10 % del totale, è la fotografia scattata dal XIV Rapporto “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia 2024”, pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Il comparto nel quale si rileva la più alta concentrazione di assunzioni che hanno riguardato lavoratori stranieri è l’Agricoltura (40,8%) cui seguono, nell’ordine, Costruzioni (34,2%), Industria in senso stretto (23,1%), Altre attività nei Servizi (14,6%) e Commercio e riparazioni (14,2% del totale). Per quanto riguarda le imprese appartenenti al comparto industriale, i settori dove l’incidenza di entrate di stranieri in azienda è maggiore sono quelli metallurgico (23,2%), alimentare (22,4%) e delle costruzioni (21,6%).

Per gli stranieri sono in aumento i contratti a carattere temporaneo, con un incremento maggiore registrato tra gli stranieri Non UE.

Le condizioni di vita dei migranti rimangono peggiori a quelle dei nativi in quasi tutti i paesi OCSE; in questi paesi i migranti hanno un reddito familiare mediano annuo più basso rispetto ai nativi. In Italia, i migranti occupati hanno un reddito equivalente a circa il 70% di quello dei nativi con lo stesso livello di istruzione formale, uno dei valori più bassi nell’UE, che si abbassa ulteriormente se si considerano soltanto i migranti che risiedono nel paese da meno di 10 anni.

Dal punto di vista settoriale, il fabbisogno di personale immigrato più consistente emerge nei servizi, che con 754 mila assunzioni programmate assorbono circa 7 ingressi di personale straniero previsti su 10; mentre il fabbisogno espresso dalle imprese appartenenti ai settori industriali si attesta a 303 mila entrate programmate, pari al 28,6% del totale. Per quanto riguarda la programmazione delle imprese appartenenti al comparto industriale, i settori dove l’incidenza di entrate di stranieri in azienda è maggiore sono quelli metallurgico (23,2%), alimentare (22,4%) e delle costruzioni (21,6%).

Al di là dei dati occupazionali degli stranieri, il dato che ci deve più far riflettere sono quelli relativi agli infortuni, malattie professionali e morti sul lavoro, i lavoratori stranieri, infatti, sono maggiormente soggetti a tutti questi rischi rispetto ai lavoratori italiani.

Relativamente al periodo gennaio-dicembre 2023, sono state registrate 585.356 denunce d’infortunio, gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri sono stati 118.096, il 20,8% del totale; in particolare 96.558 casi hanno riguardato i non comunitari e 21.538 quelli dell’Unione Europea (Ue).

Tra gennaio e dicembre 2023 le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto sono state 1.041, sempre nello stesso periodo di riferimento sono stati denunciati 204 decessi sul lavoro di lavoratori stranieri (19,6% del totale). Tra gennaio e dicembre 2024 invece, gli stranieri deceduti in occasione di lavoro da sono stati 176 su un totale di 805, con un rischio di morte sul lavoro che continua a essere più che doppio rispetto agli italiani. E, infatti, gli stranieri registrano 74,2 morti ogni milione di occupati, contro i 29,7 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro.

Oltre il 26% degli infortuni denunciati dai lavoratori immigrati sono avvenuti nel settore Manifatturiero, a seguire la Sanità (circa 18%), il Trasporto e magazzinaggio (13,4%) e le Costruzioni (13,1%). Entrando nel dettaglio del Manifatturiero si segnala che tre comparti, quali quello della Fabbricazione di prodotti in metallo, delle Industrie alimentari e della Fabbricazione di macchinari, racchiudono oltre il 50% dei casi del settore.

Dall’analisi delle circostanze che hanno causato l’evento infortunistico emerge che circa un terzo si è verificato per perdita di controllo di un macchinario o di un’attrezzatura.

I dati provvisori sulle denunce di malattie professionali evidenziano un aumento del 19,7% su base annua, dalle 60.774 del 2022 alle 72.754 del 2023.

Tutto questo squilibrio tra lavoratori stranieri e italiani, è dovuto probabilmente alla non comprensione della lingua che porta a non recepire le disposizioni di prevenzione e protezione per la salute e sicurezza sul lavoro, e alla scarsa cultura del lavoro che i paesi di provenienza hanno.

Proprio per questo, la provenienza estera per un lavoratore può diventare un fattore di rischio e risulta di fondamentale importanza che il datore di lavoro valuti questa condizione.

Di seguito in allegato proponiamo un approfondimento inerente al tema dei rischi connessi alla provenienza.

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